Non ho vissuto l’era punk, se non di riflesso, e più come iconografia estetica che come momento musicale. Per me il Malcolm McLaren inventore dei Sex Pistols non significava molto durante la primissima adolescenza. La sua capacità di cogliere trend dal mondo underground e di farli diventare mainstream, la voglia di giocare con piani culturali, estetici, musicali diversi, lontani e a volte impensabilmente mescolabili, mi incuriosirono la prima volta che vidi il video di "Buffalo gals", ma solo con quello di "Madam Butterfly", sensuale, patinato, ne compresi la potenza.
Una contaminazione di stili che per alcuni risultava dissacrante e stonata, ai miei occhi di ragazzino, cresciuto a pane e cultura pop, a merendine e vecchi film, l’operazione sembrava una meraviglia, come solo la Hollywood fascinosa e complessa di "Donne" di Cukor poteva essere, ma anche come lo erano le foto scattate allo Studio 54, glamour, ma sottilmente alternative e ambigue.
Potente perchè, e cito il Sig. Gianni Versace, faceva incontrare la cultura alta e quella bassa, che non si guardavano snobisticamente, ma creavano qualcosa di nuovo. E così iniziai a comprendere Warhol e Basquiat, ad amare Keith Haring e Madonna, a sognare una mia Factory in cui Karl ballava "Waltz darling" con Anna Piaggi, in cui Ray Petri, ancora vivo, continuava a vestire Nick Kamen e Neneh Cherry, in cui Londra e New York erano gli epicentri di tutto ciò che scatenava la mia fantasia.
Un mondo in cui anche io potevo essere chi volevo.
E per questo lo devo ringraziare.
I will miss u Malcolm.
..noto ahimè gli 0 commenti al post..BYE MALCOM..MISS YOU!!giulia, una tua ex alunna IED