Ho conosciuto Sena Serra sui banchi dello Ied. Era una delle mie studentesse in un Master frequentato da studenti internazionali e la ricordo sempre molto attenta e timidissima. Io con lei ruppi il ghiaccio perché, partendo dal presupposto che ho i neuroni di un criceto e non ricordo mai i nomi delle persone, la chiamavo Sienna Miller e su questa cosa noi ci abbiamo sempre riso molto. Sena era sempre china sul blocco a prendere appunti, cercando di assorbire il più possibile di quello che dicevo (e ammettiamolo questo per un docente è molto gratificante). Ho continuato a seguirla, come spesso faccio, anche dopo la fine del suo percorso di studi e sono contento ora di saperla designer in ascesa nella sua natia Turchia, nazione da cui arrivano input creativi nuovi e che mi incuriosisce molto (come molti altri studenti di quel Paese sanno, visto che ne abbiamo parlato tanto a lezione e ho avuto modo di constatare che alcuni dei ragazzi che più mi son rimasti nel cuore vengono da lì, e ne approfitto per salutarli!). Di recente ho chiacchierato con Sena Serra Kefeli, per farmi raccontare della sua linea Kith & Kin, ma anche della situazione creativa in Turchia. Enjoy our chat.
Innanzitutto sono curioso di sapere come consideri ora la scena creativa turca. Ci sono molti nuovi designer? Come sta cambiando il mondo della moda nel tuo Paese?
Al momento c’è una forte crescita di giovani designer sul mercato turco. Creativi che pensano di potersi esprimere attraverso la moda e collezioni personali stanno diventando molto più coraggiosi. C’è lo Young Fashion Designers Counsil, creato nel 2006 da sette stilisti con l’intento di promuovere non solo il lavoro dei designer stessi e anche di segnalare la Turchia come una nazione non solo esecutrice di una produzione, ma anche capace di proporre input creativi e di stile. In questi anni il Consiglio è stato molto d’aiuto per creare piattaforme di visibilità, festival, collaborare nel trovare dei punti vendita per le collezioni, tutti aspetti importantissimi per stilisti esordienti. Ci sono inoltre agenzie di pubbliche relazioni a Istanbul che supportano i giovani creativi. Ad esempio io sto lavorando con quella che, secondo me, è la più importante, L’Appart Pr, e ho fatto richiesta per essere ammessa nel Consiglio. La gente ha iniziato a cercare prodotti di design e di ricerca, qualcosa di alternativo che non siano i soliti oggetti e abiti da mass market. Considerando che la Turchia è sempre stata considerata una nazione dove si ‘produceva’, ora la situazione è interessante per chi vuole imporre un proprio stile, delle idee nuove.
Perché hai deciso di iniziare una tua linea? E a chi ti rivolgi con le tue proposte?
Ho fatto styling per visual agencies, lavorato per la pubblicità e per redazionali di moda, ma il desiderio di vestire le modelle con le mie creazioni era fortissimo, ero quasi gelosa di dover far indossare creazioni di altri, piuttosto che le mie. Ho sempre avuto un sacco di idee in testa riguardo il fashion design. Per un po’ ho anche collaborato con un’altra studentessa conosciuta allo Ied, imparando con lei molto sugli step che portano alla creazione di un capo. E ala fine la decisione di iniziare una mia collezione è stata veloce. C’è voluto un po’ di tempo per trovare un buon sarto che mi aiutasse nel confezionamento, poi sono partita con la produzione. Kith & Kin, il mio marchio, è realizzato pensando a una gang di ragazze, accomunate dallo stesso spirito, una sorta di confraternita, di piccola tribù. Immagino che chi si vesta con i miei capi si senta una componente di questo gruppo. La collezione è divisa in due parti, una più tosta, caratterizzata dal bianco e nero, da tagli e volumi forti, per una ragazza metropolitana, che si sente un po’ guerriera. Poi c’è una parte decisamente girlie, giocosa, dai colori accesi. L’ispirazione è venuta osservando le tribù africane, ma ovviamente dando una mia interpretazione dell’etnicità dei loro capi. Penso ad una clientela comunque giovane, caratterialmente sicura e indipendente.
Quanto c’è nella collezione delle tue radici? Hai studiato all’estero, cosa ti è rimasto di quelle esperienze? Quali insegnamenti ti sei portata dietro?
Ho studiato a Milano, alla Domus Academy per un Master in fashion design e poi allo Ied per uno di styling. A dir la verità, considerando che all’epoca avevo anche molti problemi familiari, e andavo e venivo da casa, non so come ho fatto a finirli entrambi. Comunque mi hanno insegnato moltissimo, ho conosciuto gente diversa e da tutto il mondo, questo ti allarga gli orizzonti, ti fa vedere tutto in maniera differente, mi ha sicuramente reso più sicura. Nelle collezioni cerco sempre di mettere quello che provo, pensieri personali, che pian piano sto diventando più sicura nel condividere.
Sogni per il futuro?
Ovviamente ingrandirmi, partecipare a fiere e mostrare il mio lavoro il più possibile. Entrando magari in concept stores in giro per il mondo, ad esempio a Londra. Ma alla fine quello che desidero veramente è che la gente ami indossare i miei capi, si senta felice in essi.
Immagini tratte dal look book di Kith & Kin.
La terrò d’occhio!
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