Lorenzo Albrighi: la libertà di poter scegliere la propria eleganza

Non è androginia; è la capacità di interpretare sé stessi e di essere liberi di farlo.
La dialettica per interagire con lo spazio e col tempo delle creazioni di Lorenzo Albrighi è molto chiara: nella ricerca e nella sublimazione dei classici regimi sartoriali e stilistici egli muove i passi per guardare avanti, conscio dei segreti che appartengono al passato.

Il designer, londinese di nascita, formatosi nel Bel Paese, a cavallo tra il capoluogo meneghino e la preziosa Firenze, si mette a nudo già dal logo che identifica la Maison, manifestando le linee pulite e geometriche che caratterizzano le sue opere, che sfociano in forme talvolta morbide ed accoglienti, talvolta in misure più aderenti e fascianti.
Il compito di sorreggere i tagli è assegnato alle cuciture a spirale realizzate a mano, costruite attraverso l’uso di filati di seta finissimi che rispettano i movimenti del corpo, estendendosi o ritirandosi con naturalezza.

Classe 1987, lo stilista, che si è posto come obiettivo quello di arrivare al nucleo cellulare del gusto, facendo in modo che, indipendentemente dall’essere uomo o donna, chiunque sia portato a selezionare ciò che sente più idoneo per la propria identità; altresì, scaglia una pietra – anche in maniera molto decisa – contro il concetto di “unisex” che, a suo avviso, «ha un enorme limite: essere ibrido, mancando di essere accorto alle diversità fisiche dell’individuo».

Il carattere artigianale trasforma i capi in una tela sulla quale Lorenzo Albrighi, servendosi di una tavolozza di colori che varia dal cammello fino alle tonalità più intense del blu , colore scelto per lo smoking, traccia la sua concezione di moda, cercando «di ottenere la parità».

Durante una conversazione, ci ha confidato che, per ottenere la versatilità dei capi, adeguati all’anatomia di ambo i sessi, taglia i tessuti «due volte: una volta su un corpo e la seconda sull’altro».
In questo modo riesce ad edificare un equilibrio – forse quello che sta cercando di costruire, a fatica, la società contemporanea – che permette agli acquirenti di essere indossatori del proprio intimo concetto di eleganza.

La sua prima collezione prêt-à-porter, quindi, diventa il manifesto della sua filosofia stilistica e, volendo citare i Pink Floyd, ha l’obiettivo di aprire un nuovo squarcio nel muro.