Incontriamo lo STUDIOPRETZEL (intervista a Emiliano Laszlo e foto di Mustafa Sabbagh in esclusiva per le pilloledistefano)

Il primo a parlarmene è stato un amico, Alessandro de Il Sistema degli Oggetti, che mi ha consigliato di dare un occhiata alle loro proposte. Ovviamente mi sono incuriosito, anche perché se un designer ne consiglia un altro vuol dire che c’è stima per la qualità delle proposte del collega. Poi un brand che ha nel nome la parola pretzel, di cui io sono goloso, poteva non incuriosirmi? Ammetto che mi sono trovato a discorrere piacevolmente con Emiliano Laszlo, che con Marco Annunziata è fondatore di Studiopretzel, che ha sede principale a Firenze, ma molte diramazioni in giro per il mondo. Alla fine mi sono innamorato di questo progetto di Studiopretzel per la moda, una collezione che nasce con magliette e camicie, che fa della cura dei dettagli, come i bottoni rivestiti in tessuto, un punto di forza. Ho deciso di approfondire la conoscenza del mondo che ruota attorno a Studiopretzel intervistando Emiliano.

Ecco la nostra chiacchierata. Accompagnata da alcune foto realizzate per Studiopretzel e con protagonista lo stesso Emiliano da Mustafa Sabbagh. Proposte in anteprima, in esclusiva, per lepilloledistefano.

 

Un ritratto di Emiliano Laszlo, uno dei due fondatori di Studiopretzel. La foto, come quelle a seguire, è stata scattata da Mustafa Sabbagh ed è in anteprima, in esclusiva, per lepilloledistefano.

 

Partiamo dal vostro nome. È nato prima quello o il logo? Perché un pretzel, che raramente come immagine si associa a qualcosa di glam?
Il nome Studiopretzel è ufficialmente nato durante il Salone del Mobile di Milano. Cercavamo qualcosa che mettesse in risalto il fatto che siamo un ufficio, uno studio e poi abbiamo cercato qualcosa da associare di completamente diverso, ma con una assonanza che ci piacesse. Il logo è stato una diretta conseguenza. Disegnato più volte fino ad arrivare all’immagine che è ora. Seria e scherzosa allo stesso tempo, un po’ spiazzante se vuoi. Per noi questo tipo di logo rappresenta in massima parte il concetto di divertimento. Il pretzel, visto come lo vediamo noi, è anche il viso di un bambino piccolo e un cuore, oltre che ‘il biscotto dell’abbraccio’. La prima cosa che ci è venuta in mente dopo averlo disegnato è stata: “Dobbiamo farci delle T-shirts!”. Poi, per rimanere in tema, abbiamo deciso di usare come packaging le buste per il pane, timbrate a mano con il nostro logo. Più antiglam di così!

 

Emiliano ci presenti lo Studiopretzel. Chi siete? Dove lavorate? Quali i compiti e gli obiettivi?
Studiopretzel è nato prima di tutto come collettivo di comunicazione. Abbiamo aperto un .com su base tumblr per poter interagire facilmente in rete e poter parlare di ciò che ci sembra cool in giro per il mondo: foto, interviste, anteprime, articoli per magazines, showreel. A questo si è aggiunto subito dopo il brand vero e proprio e tutto ciò che ne consegue. La nostra base è Firenze, ma abbiamo collaboratori in Nord Europa, negli Stati Uniti, a Londra. Insomma, dove abbiamo allacciato rapporti sia prima che dopo Facebook! Io vengo principalmente dalla fotografia e dai video, mi occupo di tutto ciò che fa parte del brand come abbigliamento. Co-founder con me è Marco Annunziata, architetto e fotografo, lui si occupa della parte web e graphic design. Quando poi vogliamo trattare un determinato argomento ci mettiamo al computer, ne discutiamo anche con gli altri sparsi per il mondo.

Parliamo della vostra collezione di magliette e camicie. Mi incuriosisce sapere il perché della camicia. Se un nuovo brand si apre al mercato è facile immaginare che decida di proporre T-shirt, meno immediato un discorso legato alla camiceria?
Il fatto di cominciare a lavorare da subito sulle camicie è stato molto naturale. Io amo i tessuti leggeri, impalpabili. È una fissazione che ho avuto fin da piccolo, quando usavo le maglie dei miei perché già stropicciate e quindi più comode. L’altra mia fissazione è sempre stata quella dei bottoni fasciati con tessuti. L’ho trovata un’idea geniale e negli anni non ho mai capito perché non venisse mai del tutto sfruttata. Ecco, le nostre camicie hanno queste due peculiarità. Il potermi sbizzarrire su cotoni e stampe all over con cui fasciare i bottoni mi esalta, mi diverte. Praticamente l’unico limite è la fantasia!

A chi avete pensato nel progettare questa prima collezione? A che tipo di persone vi rivolgete? Icone di riferimento. Chi vi ispira?
Ti dico la verità, non ho pensato a nessuna icona di stile in particolare prima o durante la produzione. Mi sono rifatto però ad un tipo di eleganza di certi uomini orientali. Posati, elegantissimi anche nelle peggiori situazioni, fuori distaccati, ma con dentro un mare in tempesta. Penso, per fare un esempio, al Tony Leung di “In the mood for love” o “Hong Kong Express”.

In che modo pensate di espandervi nel settore legato alla moda? Avete anche altri progetti in cantiere non associati al mondo fashion?
Non ci occupiamo solo di moda, quindi tutto il discorso che abbraccia fotografia, collaborazioni, set design, scrittura continuerà parallelamente. Per quanto riguarda il brand, come la preview aveva già anticipato, la grande fonte d’ispirazione è il Giappone. Continueremo quindi con le camicie, a cui però uniremo dei completi estivi, rivoluzionati da un nuovo tipo di portabilità e comodità!

Che opinione vi siete fatti del fashion system, in questo primo spiraglio che avete avuto su tale mondo? Più in generale che cosa pensate della scena creativa italiana? È vero -come sostengono alcuni- che il nostro non è un paese per giovani/per chi ha idee nuove? Non lo avrei mai pensato, sinceramente, ma siamo stati appoggiati e indirizzati con grande entusiasmo da persone che già lavoravano con successo in questo ambito. Su tutti i ragazzi de Il Sistema degli Oggetti e Societè Anonyme. La creatività italiana è in fermento. Difficile trovare qualcuno con le mani in mano. Il problema di noi italiani è che ci fermiamo ad ammirarci, come se nel resto del mondo gli altri si girassero i pollici. Che poi portare avanti un progetto artistico in questo paese sia più complicato, non credo di essere io il primo a dirlo.

Nella seconda pagina continua l’intervista a Emiliano Laszlo e potete ammirare altri scatti realizzati da Mustafa Sabbagh, in anteprima per lepilloledistefano.

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  1. Luca Rispondi

    Progetto molto carino e interessante,
    affrontato anche con giusto spirito.
    L’intervista come al solito, incuriosisce e mette anche la voglia, di possedere quello che è stato appena presentato…. :) :)

  2. Stefano Guerrini Rispondi

    Grazie mille Luca, hai ragione: il progetto è davvero interessante. :O)

  3. My world in a bag Rispondi

    Se devo essere sincero: apprezzo più il tizio in foto che le sue creazioni!
    Intervista,come al solito, lodevole!

  4. Stefano Guerrini Rispondi

    Io apprezzo moltissimo la cura per i dettagli (ricoprire i bottoni di tessuto, che bello è???) e la qualità dei capi, ma anche il simbolo lo adoro. Sono proprio alla prima collezione, ma gli input, la ricerca, la dedizione, sono quelli giusti. Credo molto in Studiopretzel!

  5. micheluzzo Rispondi

    e i complimeti tutti meritano…il Guerrini, Mustafa Sabbagh e di certo Emiliano Laszlo!!!
    piace il prodotto ed il servizio di certo…un inchino garbato a palesare l’apprezzamento!!!

  6. kaarl Rispondi

    molto interessante il progetto…poi anche a me i pretzel piacciono tantissimo e mi è venuta voglia di avere la tshirt.
    Molto belle anche le camicie con quel tocco di sartorialità e cura del dettaglio che mi fanno ricordare la mia nonna,bravissima camiciaia…grazie per questo nei ricordi

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