Ricordi di moda

Gli spazi della Fiera di Milano che si affacciavano a Piazza Sei Febbraio non avevano mistero per me. Riuscivo a sgattaiolare nell’ingresso come un gatto e una volta dentro mi muovevo come se fossi nel mio territorio naturale. Non ero solo. Come me un gruppo di altri giovani di belle speranze, molti dei quali non so più ora che fine abbiano fatto, ricordo solo che all’epoca, al di là dell’effettiva età anagrafica, sembravamo appassionati adolescenti, con tanto di brufoli, chi con chiari problemi di autostima e accettazione, chi con molte ambizioni, altri eternamente indecisi se fuggire o no dal proprio paesello, visto come un carcere, che teneva lontani dalle illusioni offerte da una grande città. Ma dentro alla Fiera che cosa c’era? La moda! Non un bottino da rubare, non un’esposizione di gioielli rari, come se ci trovassimo in un cartoon alla Lupin 3, il mio conoscere a memoria qualsiasi scala esterna, il sottotetto o i collegamenti fra le varie sale era motivato da un’unica ragione: intrufolarsi alle sfilate!

Abbandonavo i miei studi, calcolavo i tempi fra un esame e l’altro, raccontavo panzane su esami spostati, che quindi avrei dato in altre sessioni, perché nonostante avessi appena iniziato una facoltà a Bologna avevo già capito che il mio cuore non era lì. Mi ero innamorato della moda guardando le riviste, Vogue su tutte, nell’edizione italiana e in quella americana, fulminato dall’arrivo di Dolce & Gabbana, dal successo anche mediatico di Gianni Versace e dalle supermodel. Mesmerizzato da Linda, camaleontica regina dei catwalk, che era per me una sorta di divinità, capace di elettrizzarmi in ogni sua uscita, in ogni suo cambiamento, ancora di più se la pensavo come parte della Trinity, come venivano chiamate lei, Christy e Naomi quando si muovevano in tre.
Ricordo in maniera piuttosto intensa la prima volta che incontrai queste figure così ‘ultraterrene’, simbolo di un mondo glam, che sognavo essere la fuga ideale dalla mia adolescenza solitaria e dalla mia giovinezza piena di aspettative incerte. Location perfetta per questo momento epocale era Via Santa Cecilia, una viuzza dietro San Babila, chiusa sul fondo, proprio dove avevano sede in quei tempi Dolce & Gabbana. Dopo tanto pianificare, mi ritrovai lì, una domenica mattina, a osservare la gente che entrava alla sfilata di questo duo ormai lanciato sulla strada del successo. La stampa internazionale attirava la mia attenzione in maniera particolare e già all’epoca sciorinare quei nomi nelle mie conversazioni mi rendeva più o meno un freak agli occhi di chiunque. Me ne stavo lì con la mia Smemoranda in mano (si potrà pensare che fosse considerato normale che un ventenne volesse chiedere l’autografo a delle modelle? Io ero fondamentalmente lì per questo! Roba da internamento psichiatrico immediato!) e alla fine accadde una cosa. Nella mia mente la scena va al rallentatore, ricordo che per un attimo per me si fermò il tempo. La sfilata era finita e la gente se ne andava, ma con gli ospiti, i buyer, i giornalisti uscivano anche loro: Helena, Nadege, Karen, Cindy, Yasmeen, Tatjana, Naomi, Linda…
Ho ancora alcune delle foto che furono scattate in quei momenti, mi ritraggono di fianco a loro che si fermano per autografarmi una pagina, per sorridere ad un fan, ammettiamolo un filo sfigato, e io chino su quelle pagine con loro, testa a testa, quasi a verificare che veramente mi stessero facendo l’autografo, che realmente si fossero fermate per me. Rammento l’antipatia di una di loro (non certo la mia Linda, sia chiaro) che nel dire a me e agli altri che ci avrebbe dedicato del tempo più tardi in Fiera, ci spinse tutti a spostarci lì, dove nelle stagioni successive avrei iniziato a familiarizzare con il meccanismo del Fashion System.
Su un taxi considerai che se il Signore avesse voluto chiamarmi in cielo in una giornata felice, quello era il momento giusto! Un pensiero sciocco, ma che ben rappresentava il mio stato di totale ingenuità e (ok, sarò molto indulgente con me stesso) candore.
In fiera poi riuscii a parlare con Linda, la rincorsi e mi feci fotografare con lei, ma dando prova della mia totale incapacità di elevarmi ad un ruolo diverso da quello di fan, le chiesi dove si trovasse Christy, visto che non era a Milano. Capiamoci: ero lì, con la dea che adoravo sulle pagine dei giornali di mezzo mondo, che fra l’altro mi costavano un occhio della testa, e io che faccio? Le chiedo dove sta un’altra??? Ancora oggi penso come probabilmente per un attimo io debba essere stato impossessato da un’altra entità, per uscirne con una frase così. Negli anni successivi poi l’ho incontrata tante altre volte, l’ho vista mano nella mano con Kyle MacLachlan, cambiare pettinatura decine di volte. E il tempo è passato, portando molte avventure, nuove passioni e, infine, ricordi…
Non sono più tornato in Via Santa Cecilia, ho paura di trovarci il fantasma di uno Stefano che non c’è più. 
  1. Olivia Rispondi

    Mi piacciono questi flash di vita vissuta, dei 19/ 20 anni che hanno visto tutti quanti candidi, ingenui, ma terribilmente motivati. Bel post, mi identifico un po’ in quello che hai scritto, io ero così per la musica, sempre ad spettare le rockstar fuori dai concerti ( e un po’ lo sono ancora ahimè :-P) E’ bello ricordarsi come si era per carcare di fare in modo di non cambiare mai.

  2. nik Rispondi

    adesso sono troppo curioso di sapere chi era fra di loro quella "antipatica" :)

  3. Rosella D Rispondi

    Oddio Ste che meraviglia. Ogni volta che leggo questi racconti dal tuo passato mi emoziono tantissimo anche perchè un po’ mi ci rivedo. :-pAnch’io compravo riviste su riviste (in realtà erano di mia madre che ne era patita) e adoravo Gianni Versace e le sue spermodel. Le mie prefeerite erano Helena, Yasmin e Stephanie. Pensa che tra l’altro mi creavo le "mie riviste" (dove fingevo di essere un po’ una specie di direttore): quaderni riempiti di articoli scritti da me e foto di modelle e abiti ritagliate dai giornali. Ricordo ancora dei look di Versace strepitosi a base di oro e metallo (doveva essere il ’91 o ’92). E poi tutte quelle videocassette registrate dalla tv quando rai e mediaset trasmettevano alcune sfilate di Parigi e quelle organizzate in Navona e Piazza di Spagna.Quanti ricordiiiiii ♥PS aspetto con ansia la prossima puntata! 😀 

  4. jess Rispondi

    crepo d’invidia ogni volta. Non è giusto…anche a me sarebbe piaciuto da morire incontrare le top degli anni 90!!pfff :(Anyways, mi identifico troppo in questo racconto…imbucarsi alle sfilate, aspettare le modelle, chiedere l’autografo e perchè no…fare anche un po di models-stalking…sono cose che io e Gab facciamo puntualmente ad ogni settimana della moda!!:)ps.la modella antipatica era Naomi?:P xxxx 

  5. nik Rispondi

     ok..quindi tralasciando il problema "antipatica", finalmente qualcuno che ci racconta la moda come passione e non solo come un lavoro…è un bellissimo viaggio nel passato, e nelle emozioni,  in un mondo speciale, un po’ come in una vera favola.:) :)

  6. Donatella Rispondi

     Cavoli,strano non fosse Naomi! XDEh, è l’età che fa fare certe pazzie!E’ perfettamente normale volessi conoscerle! :DMi piace che ogni tanto tu condivida con gli altri questi ricordi che sembrano strappati da un diario personale. :)

  7. elena Rispondi

    Commovente! Certo che l’entusiasmo va di pari passo con una certo candore, che speriamo di non perdere mai, altrimenti si diventa cinici! E un po’ di  cinismo ci sta, ma non troppo!!!ps una volta ho incontrato Naomi sulle scale di piazza castello, era bellissima, ma mi ha guardato con un disgusto che non meritavo!

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