Riccardo è una forza della natura. Io e lui ci siamo inseguiti per un po’, sapevo che aveva portato avanti un progetto anche con gli studenti dello Ied di Milano, dove anche io insegno, e mi avevano raccontato della sua professionalità, ma soprattutto del suo grande entusiasmo. Lui mi ha conosciuto attraverso i social network, poi un incontro casuale a Pitti e mi ha contattato perché voleva raccontarmi il mondo di Praio, il suo brand.
Ci siamo seduti ad un tavolo in una di quelle giornate buie, fra un temporale e le mie corse in giro per Milano, dove non ti aspetti che niente ti faccia cambiare un certo malumore…e invece…in un attimo il racconto di Riccardo mi ha portato fuori dal tempo, l’imprenditore, parola che trovo riduttiva, ma forse quella che più lo rappresenta, mi ha avvolto con la sua voglia di fare, con le sue idee, in particolare con quella che poi ha caratterizzato il percorso del brand: la voglia di proporre un cinque tasche che in realtà non fosse in denim, ma in jersey, lavorare questo tessuto con i telai del jeans, cosa che ovviamente è riuscito a fare.
Perché quando Riccardo Manente inizia a parlare dei suoi sogni e delle sue ispirazioni, tutto sembra possibile e ci si immagina un futuro di innovazione e creatività. E sono sicuro che questo avverrà…per ora conosciamo Praio, il percorso e gli obiettivi del suo creatore, immergiamoci nella positività dei suoi propositi. Welcome in Praio’s world!
Come ti sei avvicinato alla moda e perché hai deciso di avventurarti in una linea tua?
Come ti avevo accennato quando ci siamo visti a Milano nello show-room PRAIO, la moda è sempre stata la mia passione. Fin da piccolo sognavo di poter dar corso alla mia fantasia, che è sempre stata molto fervida tanto da farmi vivere delle realtà parallele, con amici immaginari, interlocutori venuti da pianeti lontani ad ascoltare i miei viaggi sulle nuvole della creatività.
Già al liceo quando mi consigliavano di leggere i quotidiani, mi concentravo sulle parti che argomentavano di arte, creatività e moda Made in Italy. Decisi di studiare “Economia del Commercio Internazionale e dei Mercati finanziari” e, una volta laureato, vinsi una borsa di studio per un master dello IED a Milano in “Fashion Marketing Communication” durante il quale ebbi l’occasione di incontrare colei che sarebbe stata la mia prima responsabile da Dolce&Gabbana, dove entrai come stageur una volta finito il master.
Quando il mio percorso lì raggiunse l’apice per le mie possibilità di allora (junior product manager, senior product manager, junior trade marketing manager, marketing planner) decisi di crescere. Avevo un sogno nel cassetto da sempre, lavorare per DSquared2, Inviai tanti curricula, senza avere riscontro, poi non appena accettai la proposta di un imprenditore veneto di aprire la sede della sua azienda negli USA, altra mia passione sempre dichiarata, mi chiamarono per un colloquio, che portò poi ad un’assunzione come Brand Manager! Bellissima esperienza, Dean & Dan sono stati due maestri per me! Proprio lì, lavorando fianco a fianco con loro, mi venne un’ idea: un cinque tasche in jersey, ma senza elastico in cintura o coulisse, che però non cedesse in vita e che si comportasse come un vero e proprio pantalone, quasi come un jeans.
L’idea era di lavorare i jersey come i tessuti a trama/ordito, provenienti da telai piani e non circolari. Voglio sostituire il jeans! Con un jeans, ma non fatto di tela denim, bensì di tela jersey. Voglio tingerla di indaco come la tela denim. Feci la mia ultima esperienza in ambito produttivo in Montebello Denim, gli inventori negli anni ’70 del jeans stretch e nel settembre 2010 mi son buttato.
Come sono stati i primi passi?
Innanzitutto ho deciso di lanciare il mio progetto perché ero stanco di vedere sempre le stesse cose e di sentir dire che non c’era più niente da scoprire e che i giovani non avevano speranze di cambiare lo status quo! Con un buon grado di umiltà mi misi in prima linea creando una capsule donna e uomo di pantaloni in jersey indeformabili montati e costruiti secondo le tecniche dei jeans e utilizzando gli stessi macchinari utilizzati per la tela denim, solo usando del jersey!
Prodotto alla mano, studiai una presentazione ad hoc e letteralmente bussai alle porte di alcuni negozi di riferimento italiani – che tengo a precisare non conoscevo personalmente visto che le mie precedenti esperienze non erano state in ambito commerciale, ma di marketing. Presentai il progetto a Milano dove, il mio più storico cliente con vetrine affacciate su San Babila mi propose subito di allestire le vetrine durante la Milano Fashion Week…non credevo stesse capitando a me. Lì mi trovarono subito i Giapponesi che mi fecero fare nello stesso momento l’allestimento a Tokyo, nel quartiere di Ginza.
Grazie a questa partenza fui selezionato dal talent scouting di Pitti Immagine, altra organizzazione verso cui ho un debito morale inestimabile, che mi fece presentare la mia collezione fra i “New Beats” nel giugno 2011. Pitti fu la mia prima vetrina nazionale ed internazionale nei confronti di buyers, dealers e addetti ai lavori e mise in moto un volano che pian piano sta allargando sempre di più il suo raggio d’azione.
Quando ci siamo incontrati mi hai parlato molto della tua generazione e delle tue aspettative nei confronti di questo momento storico…
Ricordo di averti detto che voglio essere un esempio. Ho 33 anni e credo che la mia generazione abbia il compito di superare un momento di crisi mondiale, di cui si leggerà nei libri di testo negli anni a venire, che ri-tarerà il livello degli equilibri del pianeta in ambito economico e di divisione e spartizione delle ricchezze morali e materiali. La mia generazione credo debba mettere delle basi più solide per i giovani che verranno e di ridare fiducia al fatto che, nonostante le difficoltà che incontriamo giorno dopo giorno, non dobbiamo mai rinunciare alla realizzazione dei nostri sogni.
Il futuro, il mio, il nostro, quello di tutti, è nelle mani di una generazione che, anche grazie all’avvento della tecnologia, ha la possibilità di esprimersi al meglio: le menti dei ragazzi non devono assolutamente “scappare” oltre confine, ma devono invece guardare oltre i confini standard, “to think out of the box”, devono essere nuove, rivoluzionarie, protagoniste, da emulare anche da parte di chi conosce e opera in meccanismi ormai obsoleti, passati, andati, finiti!
La mia ambizione è quella di trasmettere questo, contro tutti e tutto! Io l’ho chiamata una rivoluzione, come tutte le rivoluzioni comincia dal basso, sotto voce, non fa propaganda standard, ma quando meno te l’aspetti…SCOPPIA!
Perché questo nome? So che allude a qualcosa di personale, ce ne parli?
PRAIO nasce dal profondo sud della Sicilia, da Linosa, da una leggenda che si fonda su un legame speciale, quello fra me e Edmondo, un mio vecchio amico pescatore. Edmondo, nel lontano 6 settembre 1989, giorno del mio compleanno, mi portò in battuta di pesca e mi promise che se in quella giornata di lavoro egli fosse riuscito a pescare il pesce più grosso, allora mi avrebbe svelato il segreto del pesce PRAIO.
Un segreto che viene gelosamente custodito e tramandato di generazione in generazione che racconta che l’unico modo di procreare del pesce PRAIO sia quello secondo cui la femmina deponga le uova e il maschio riconosca quelle fecondabili perché striate di viola. Furbo il maschio Praio che sa già dove deve colpire, no?
Questo nome è stato scelto perché inoltre allude alla mia grande attenzione per l’eco-sistema, che deriva sicuramente dalla mia educazione, in casa mia siamo sempre stati abituati a gesti all’insegna del riciclo e del rispetto per l’ambiente.
Raccontaci la collezione, in cosa si distingue da un punto di vista di materiali e di stile?
Con la collezione per la f/w 2014-15 abbiamo rimesso in discussione tutto, siamo passati dal colore al total black. Con la Hot ice Winter Praio siamo stati invitati per la seconda volta a presentare in anteprima a Berlino, al Premium, dove gli organizzatori ci hanno messo al centro della manifestazione a trenta metri dall’entrata. All’inizio pensavo ci fosse stato un errore, non ci potevo credere, esattamente come quando lessi i primi articoli sui giornali. Non potevo credere che stessero riservando uno spazio così di primo piano a chi come me “è nato ieri” ed è pressoché sconosciuto! Proprio questi messaggi mi hanno imposto un impegno e un rigore nello studio delle collezioni, delle shapes, delle vestibilità e dei dettagli che fanno in modo che vengano riconosciuti i capi PRAIO per il loro DNA inconfondibile, oramai ho delle aspettative da soddisfare!
Per questo ho previsto l’inserimento di nuovi modelli e tessuti, dal jersey lavorato e trattato come nessuno prima di noi, alle stampe vichy ai maltinti con lo zolfo, fino agli spruzzati delavé vintage. C’è una evoluzione dei nostri Iconic Styles, i pantaloni 5 tasche con e senza pinces skinny, ad essi sono stati aggiunte giacche e i caposaplla foderati internamente di faux-fur di ermellino e impreziositi da dettagli tipicamente nostri, piping lime o ton-sur-ton che danno una luce propria ai singoli capi. Capi impreziositi e valorizzati da dettagli di pizzo macramè, faux-leather e faux-fur, accessori gioiello e ‘strangolini’ sadomaso utilizzati a mo’ di catene per i pantaloni e i cappotti. Uno street-chic nel completo rispetto dell’ambiente che ci circonda, trattamenti a basso impatto ambientale e accessori recuperati da vecchie produzioni dismesse, da resti di preziosissimi magazzini abbandonati che noi regolarmente visitiamo e cerchiamo di valorizzare al massimo. PRAIO, come pioniere del “JJ” – il jeans in jersey – propone ai mercato world-wide i modelli di pantalone skinny e a zampa, frutto di una ricerca che sposa lo stile del denim e il comfort del jersey. Abbiamo sostituito i jeans, sarà solo questione di tempo.
Quando lavoravo in Dolce&Gabbana, una delle prime cose che Domenico Dolce mi disse fu: “Ricordati che quando cominciano a copiarti, sei sulla strada giusta”. Spero Domenico che tu abbia ragione!
Come vedi il momento attuale della moda italiana? Frequenti fiere, dove hai portato anche la tua collezione, ma soprattutto, quando ci siamo incontrati, mi ha colpito la tua positività. In che modo la tua esperienza può essere d’esempio ad altri?
In un momento interlocutorio come questo le persone tendono a ricercare cose sì glamour e casual, ma che strizzino l’occhio alla praticità con una particolare attenzione all’ecosostenibilità. Oggi più che mai il rispetto dell’ambiente sta diventando una priorità. Credo che le “cose belle” non bastino: devono essere funzionali e ricche, così ci piace definire i modelli della nostra collezione.
Credo nella verità. Sto facendo crescere una realtà aziendale dove il lavoro quotidiano è una necessità e non ho mai smesso di pensare e di credere che un giorno avrei fatto del mio sogno il mio lavoro e una realtà di vita, spero di poter continuare a crescere in questa strada, faticosa e impegnativa che mi sono scelto. Le difficoltà non mancano e quando trascorre un giorno senza un problema nuovo capisco che mi si sta preparando qualche altro problema ben più grosso da risolvere. Questo credo sia il giusto modo di affrontare un progetto in crescita, non è facile. Non lo sarà mai e sarà sempre più difficile quindi servirà sempre più convinzione!
Quando 3 anni fa mi sono chiuso nella mia stanza e iniziai a disegnare quelli che sarebbero stati i modelli della prima collezione tutti mi credevano un pazzo. Ma non lo credevano solamente, ci tenevano molto a dirmelo e a farmelo notare! E quando con la mia cassettina di legno mi sono presentato alle porte dei negozianti presentando il mio progetto, fra le prime cose che mi sentii dire ci fu: importabile, impresentabile, immettibile!
Quindi ragazzi, credete nei vostri sogni, nei vostri progetti e non permettete mai a nessuno di portarveli via. Se non ci credete voi, nessuno mai lo farà al posto vostro. Preparatevi a combattere un mare in burrasca all’interno di una scialuppa di salvataggio, ma aspettandovi di trovare un transatlantico inaffondabile, preparatevi al peggio aspettandovi il meglio e avanti tutta, sempre!
Il 5 tasche in jersey grigio melange, il pantalone che nessuno mai avrebbe acquistato, è stato il primo di una lunga serie venduta ad oggi nei mercati internazionali e il primo di una lunga serie di “copie”, lasciamelo dire. Un grazie a chi ha creduto in me fin da subito e mi ha dato fiducia, un grazie anche a chi, incredulo, mi ha chiamato complimentandosi e chiedendo di poter fare l’ordine per la stagione successiva. Un grazie a chi mi ha dato tante soddisfazioni morali, più che materiali, un grazie al team con cui lavoro tutti i giorni, il segreto dei nostri passi in avanti! Un grazie a tutte quelle Piccole soddisfazioni che giorno dopo giorno mi permettono di affrontare con il sorriso e la voglia di nuove esperienze la realtà, non proprio rosea!
Un consiglio? Essere se stessi, anche a rischio di risultare impopolari e credere fermamente nei propri sogni cercando in tutti i modi di poterli realizzare. E, fondamentale, la preparazione! I treni passano, ma se non siamo preparati nemmeno li vediamo passare. Ringraziare ogni giorno per aver la possibilità di scegliere e un pizzico di fortuna cercata o che arriva inaspettata non guasta!
Quale la risposta del mercato? Dove possiamo trovare Praio?
La risposta del mercato è importante e ci permette di educare la nostra azienda ai bisogni dei nostri consumatori sempre più esigenti. PRAIO nasce come un life-look per una generazione casual chic all’avanguardia in cui l’età e il genere scompaiono a favore del valore di ogni singola persona e dei suoi principi. PRAIO è risultato essere molto trasversale e si rivolge con clusters di collezione diversi all’adulto attuale e ai giovani di oggi che saranno il cliente adulto di domani. Una distribuzione italiana e oltre confine, una priorità dettata da un’esigenza di mercato e da una filosofia interna. Una mia carissima amica che vesto, Amii Stewart, un giorno mi disse: “Ricorda che per farti notare dagli italiani devi andare all’estero e poi tornare in Italia”.
Così è successo e ad oggi PRAIO è una realtà in espansione nei mercati Europei e in Italia, nostro primo mercato, stiamo consolidando una alta nicchia di mercato. PRAIO inoltre si affaccia ai mercati americani e asiatici. PRAIO ad oggi ha ricevuto un buon riscontro da una distribuzione che appartiene alla Camera della Moda Italiana per l’Italia e a key client europei in quasi tutte le capitali dei Paesi dove PRAIO viene distribuito insieme a benchmark di riferimento appartenenti al mondo delle catwalks.
Per qualsiasi informazione vi prego di scrivere a praio@praio.it e il nostro ufficio vi indirizzera’ nel “PRAIO-modo giusto”!
Tutto molto bello!!
caro stefano che bella intervista !! che bello saper cogliere una persona…riccardo e’ proprio così!!
Grande Gio’! Un esempio per me! Grande Stefano una colonna per me!
Stefano sei SPECIALE !!!!!! Interessante intervista