Un fotografo da scoprire: Max Ballatore

Da un po’ di anni conosco Max, ho avuto il piacere di essere sul set con lui e di poter pubblicare nelle riviste per cui ho lavorato i suoi lavori. Di recente mi sono trovato di nuovo a incrociare il suo cammino, ho potuto rinnovare la stima per il suo stile fotografico, grazie ad uno shooting incentrato su marchi giovani ed emergenti, apprezzando la sua passione per la fotografia, che comprende sia la disponibilità alle storie di moda, sia un amore non mascherato per i reportage e per la voglia di rappresentare la quotidianità, fatta anche di una bellezza più nascosta di quella dei meravigliosi vestiti e delle modelle più carine e cool che è abituato a scattare per i giornali. Max Ballatore è di Napoli, ma scopriremo in questa chiacchierata che è un po’ cittadino del mondo e non mi stupirei se domani decidesse sul serio di partire per un mondo lontano, per ora riusciamo a goderci il suo lavoro, che porta avanti dalla base milanese.
Eccovi la nostra chiacchierata.

  

Sei un partenopeo strappato alla sua città per vivere a Milano. Come mai questa scelta e quando hai deciso che la fotografia era il tuo lavoro?
Napoli ,purtroppo, 15 anni fa non mi poteva offrire ciò che cercavo, soprattutto se come me nasci in un quartiere non facile , dove i ragazzi spesso non hanno sogni. La  mia famiglia mi ha trasmesso i valori importanti della vita ed è grazie a questo che sono riuscito  a “migliorarmi” come persona e, in particolare, ho imparato a sognare. Credo che la fotografia abbia una forte influenza sulle persone, ha un potente impatto, grazie all’effetto visivo come il cinema, ma è l’unica arte che consente di fermare un’attimo e renderlo eterno. Mio nonno, grande appassionato di fotografia, spesso, quand’ero ancora un ragazzino, mi portava con sé a fotografare un po’ di tutto, quelle ore passate con lui erano piene di fascino e io ho iniziato, senza rendermene conto, ad appassionarmi sempre più alla fotografia. Milano è solo una tappa del mio percorso, che è iniziato nel 1996 quando mi sono trasferito a Londra per studiare fotografia ed in seguito mi ha portato ad Amsterdam dove ho studiato foto-giornalismo, per un po’ ho vissuto a New York,  poi sono tornato a Londra e solo nel 2006 sono venuto a Milano.

Raccontaci il tuo lavoro. Cosa ti piace del fare il fotografo di moda? Perché hai scelto il fashion world e che cosa ti colpisce, attrae di questo mondo?
Io sicuramente sfato il  mito del fotografo di moda che vive tra donne bellissime e viaggi, sono una persona semplice e molto riservata. Mi piace la moda, ma non cerco di trattare solo ed esclusivamente questo aspetto della fotografia, che è molto è importante nella  mia vita,  in tutti i suoi aspetti e nelle sue varie forme di espressione. Il reportage sociale e tra le cose che amo in particolare, esprimere qualcosa che ho dentro e vedere l’effetto che ha sulle persone. In sintesi: non mi ritengo un fotografo di moda, ma un fotografo…

I pro, ma anche i contro. Cosa non ti piace del fashion system?
Io credo che nel “fashion system” oggi ci siano più i contro che gli aspetti a favore, è un mondo che non mi appartiene, ma col quale mi confronto con piacere perché fa parte del mio lavoro.

Descrivici il tuo stile? Come definiresti il lavoro di Max Ballatore?
Credo che il mio stile fotografico sia molto reale, genuino, un po’ come me! Amo raccontare storie, costruite come nella moda, ma anche e soprattutto reali come il reportage, sempre in modo molto vero e diretto. Preferisco scattare in esterni con luce naturale, ma apprezzo anche lo studio, di solito preferisco fotografare storie con più di un modello, mi piace il gruppo e come si può sviluppare una storia con più persone e volti.

Un aneddoto, un momento divertente capitato in questi anni?
Di aneddoti divertenti ce ne sono tanti, ma quello che più mi è rimasto impresso è successo quando avevo realizzato un lavoro in formato 6×7 diapositiva, chi conosce questo formato sa che le pellicole sviluppate vengono consegnate in strisc e, e quando le ho portate al cliente (agenzia di pubblicità affermata) il loro art director mi ha chiesto come le poteva vedere e io gli ho passato tutte le strisce e gli ho detto  che per vederle  così al volo le poteva mettere davanti alla finestra in controluce, visto che erano diapositive. Lui lo ha fatto, ma si è girato esclamando: “Ma non vedo niente!”. E ci credo: aveva preso tutti e venti i rullini sovrapposti  e li aveva messi in controluce insieme. Grandi risate!

Come vedi il futuro della fotografia? Sei anche tu fra i ‘puristi’ che preferiscono un ritorno al mondo pre-photoshop o non demonizzi questo mezzo? 
Il futuro lo vedo sempre più vasto, ma anche più lontano da quello che era considerata fotografia tradizionale,sino a dieci anni fa. Io mi ritengo fortunato perchè ho vissuto, anche se nella fase finale, il momento della pellicola, quando ho iniziato la connessione era a 56k e il foto ritoccatore era un tecnico di laboratorio che con pennellini e colori ad acqua correggeva i difetti della stampa. Non demonizzo photoshop, ma chi lo utilizza in modo esagerato, io lo uso il minimo indispensabile, ritengo che se si ha uno scatto eccellente come base, poi una post-produzione ben fatta è in grado di valorizzare ancora di più le caratteristiche, rendendolo uno scatto eccezionale.

Il lavoro a cui sei più affezionato?
Ogni lavoro mi ha lasciato qualcosa, ma sicuramente i reportage sono quelli che emotivamente mi hanno dato di più.

Un sogno nel cassetto da realizzare?
Di sogni ne ho tanti, ma tanti…uno in particolare è quello di trasmettere la mia passione ad altri, magari una scuola di fotografia in Brasile per i bambini di strada.

E concludiamo l’incontro con Max con una foto che fa parte del servizio “A new flame has come” realizzato in esclusiva dal fotografo, con la mia fashion direction e lo styling di Angelica Pianarosa, per www.webelieveinstyle.it e che potete trovare qui, se avete voglia di vederlo tutto…assolutamente consigliato! Mentre per saperne di più su Max Ballatore: www.maxballatore.com.

  1. Riccardo Rispondi

    mitico, grande, mi ricordo quando sei partito ed ancora non ti sei fermato