Un giocattolo tossico

Ho conosciuto per caso, tramite amici comuni, Tommaso alle ultime sfilate uomo, avevo già sentito parlare del marchio nato dalla colorata immaginazione del designer  fiorentino,  TOXIC.TOY*, ma non avevo mai incrociato di persona il suo ideatore.  Fra un fashion show e l’altro abbiamo chiacchierato e, oltre a verificare che persona simpatica e piena di progetti è, ho scoperto che Tommaso Bencistà Falorni ha presentato la collezione n.0 del suo brand nel giugno 2009 a Pitti Immagine Uomo di Firenze e successivamente al White Show di Milano, dove ha anche vinto il premio come “Miglior designer emergente”. 

Quindi io sono in ritardassimo a parlarvi di TOXIC.TOY*, della sua divertente e ironica filosofia che emerge attraverso parodie di icone e stereotipi culturali strettamente collegati alla cultura pop. Rimedio ora, con una chiacchierata con Tommaso, che dall’esordio è riuscito a portare TOXIC.TOY* in negozi importanti, oltre a partecipare a progetti interessanti, come il work in progress per uno speciale per San Valentino in esclusiva per www.thecorner.com, in partnership con il designer di gioielli Emanuele Bicocchi o la passata collaborazione con Rocco Toscani, figlio del celebre fotografo Oliviero Toscani, con uno shooting durante il Pitti  dove i visitatori si sono improvvisati modelli.

Siamo in presenza di uno di quei personaggi che pensa e realizza davvero un sacco di cose, onorato che abbia trovato un po’ di tempo per me.

 

 

 

Come è nato Toxic.Toy?
Il progetto nasce per gioco quando, dopo aver seguito un corso di grafica, comincio a dar vita ai miei primi personaggi che porto a stampare su T-shirt basiche e che indosso poi la sera nei club. Le mie ironiche illustrazioni iniziano così ad attirare l’attenzione, a catturare gli sguardi e rubare sorrisi.
Fare moda è sempre stata una tua passione?
In realtà fare moda non è mai stata una mia passione, ma sono sempre stato molto attratto dall’abbigliamento, fin da ragazzino cambiavo spesso il mio look ed ero sempre alla ricerca dei pezzi di tendenza (o forse più di contro-tendenza!).
Come sei arrivato al brand?
Dal successo che le mie prime T-shirt amatoriali riscuotevano quando le indossavo, ho capito del potenziale che poteva avere il progetto, dunque ho deciso di provare a far diventare quell’hobby un vero e proprio lavoro. Con l’aiuto di un caro amico già inserito nell’ambiente moda, ho cominciato a muovermi tra fornitori e fiere per capire quale potesse essere l’iter da seguire per creare e lanciare un marchio. Questo mi ha portato poi alla decisione di unirmi ad un’azienda con curriculum ultra trentennale nella produzione di abbigliamento.

 

 

 

 

Che stile è quello di Toxic.Toy? Ti riflette? 
Di TOXIC.TOY* più che lo stile mi riflettono le ironiche illustrazioni, espressione diretta della mia personalità e del mio quotidiano.. le "battute" mi piombano in testa come fulmini a ciel sereno tutta la giornata. Come stile diciamo che TOXIC.TOY* fino ad ora rispecchiava molto lo street style che avevo quando ho creato questo progetto. Da là il mio stile è cambiato, è diventato più rock, quindi ho deciso di far andare anche la mia collezione in quel senso, in quanto espressione di me. Ho cercato di raffinare il marchio, seguendo la mia crescita estetica personale. La nuova collezione si chiama “inTOXICation”, una sorta di epidemia che ha contagiato il colorato mondo delle linee precedenti, dando vita ad un nuovo mondo gothic pop: The New Era of TOXIC.TOY* !

 

 

 

 

 

Quale il target del marchio? A chi ti rivolgi?
Considerando che ho anche la linea bambino, globalmente mi rivolgo a un target che va dai 4 ai 40 anni, dove la differenza tra i due estremi è uno zero e la cosa che li accomuna è la voglia di ridere e di far sorridere gli altri, di prendersi per un attimo un po’ meno sul serio. 
Quali progetti hai per il futuro?
Per il futuro a breve termine c’è la scelta di una rete vendita rinnovata che porterà ad essere posizionato sul territorio italiano in maniera più capillare e omogenea su tutte le regioni. Per la prossima stagione comincerò a creare una solida rete vendita all’estero. Il mio progetto per il futuro è di far fare il passaggio a TOXIC.TOY* da marchio emergente di successo a marchio affermato. 
Quali fino ad ora le soddisfazioni di creare una linea di abbigliamento?
Le soddisfazioni sono tante e appagano il duro e costante lavoro che ne è alle spalle. I marchi di abbigliamento sembrano entità astratte, come se provenissero da un altro pianeta. Quando poi si è all’interno del sistema si perde però questa percezione e tutto diventa normale, cosa di tutti i giorni. Allora per non dimenticare il valore della cosa, mi dissocio per un attimo dal presente e con un flash back torno a guardare il tutto con gli occhi di chi ero solo fino a pochi anni fa, quando a Firenze c’era Pitti e non potevi neanche immaginare cosa poteva svolgersi all’interno delle mura della fortezza, oppure ripenso alle feste da LuisaViaRoma alle quale chiaramente non avevo accesso e riuscire ad entrare mi sembrava cosa da VIP… e pensare che adesso proprio questa boutique è uno dei miei miglior clienti.

 

 

Secondo te come è il clima creativo legato alla moda in Italia? Come vedi i giovani che lavorano in questo ambito? C’è spazio per il nuovo?
C’è sempre meno di nuovo e sempre meno spazio. Usando una metafora, in un mondo dove tutto è già stato inventato quello che si può fare è destrutturare una forma di lego per comporne con gli stessi pezzi una nuova e diversa. Fondamentale è senz’altro saper trasmettere poi l’idea con una comunicazione efficace. 

 

 

 

Le foto sono relative alla collezione p/e 2011, l’ultima foto in basso è un ritratto del designer.

Per saperne di più www.toxictoy.it

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