Sapevo che era amico di amici, non avevo capito che abitava a pochi chilometri da me, se no lo avrei voluto conoscere prima, ma solo quando abbiamo iniziato a chiacchierare su Facebook e ho iniziato a seguire le foto che postava e i link ai suoi lavori ho compreso che avevo a che fare con un personaggio dall’incredibile spessore. All’apparenza schivo, e in realtà per certe cose lo è, come ad esempio nelle interviste che per sua stessa ammissione non ama molto, nel privato molto simpatico, affascinante, nei suoi racconti di vita, ma anche nel suo modo affettuoso di accoglierti nella sua casa-studio di Ferrara. E quando in uno di questi incontri nella città emiliana mi ha messo in mano un libro di modelli famosi alla fine degli anni ottanta e ci ho trovato lui, mi sono immediatamente ricordato che quel volto era ricorrente nei libroni sui fashion show che conservavo quando ero solo un fan della moda e non ci lavoravo. Ma Mustafa Sabbagh è ben più di un ex modello, perché è stato per un paio di anni assistente di un personaggio come Richard Avedon e poi è diventato lui stesso un fotografo importante, che ha lavorato con marchi noti, con stylist di grido, che ha infiniti progetti, dei quali in questa intervista, che gli ho strappato, non ho voluto parlare, sicuro che ci torneremo sopra più avanti. Ho avuto il piacere di essere sul set con Mustafa Sabbagh, emozionato di essere al posto di personaggi che io solitamente ammiro, di poter condividere con lui un percorso creativo, ma ancora di più di osservare all’opera un fotografo dalla visione unica.
Spero che il lavoro portato a termine insieme sia piaciuto a lui, ma anche a voi e lo trovate qui.
A seguire invece la mia chiacchierata con Mustafa Sabbagh.
Tutte le foto in questo post sono lavori già pubblicati di Mustafa Sabbagh
Partiamo dal tuo percorso: eri uno studente in architettura, cosa ti ha spinto a diventare modello e come sei arrivato al lavoro di fotografo?
A volte le strade non si scelgono, ci si trova li, ero a Parigi per vacanza quando uno stilista mi chiese se volevo sfilare per lui. Il resto è accaduto per caso. Ho sempre amato la fotografia come forma per registrare e trasmettere le nostre profonde e intime emozioni. La foto non si fa per chi la guarda, ma per che la può e la sa leggere.
Hai lavorato come modello con un personaggio come Ferrè. Che ricordi hai di lui e come pensi la moda sia cambiata ora, rispetto a quella dei tempi in cui personaggi come lui o Versace erano i re delle passerelle?
Ero uno dei tanti “modelli”, ricordo il suo grande rigore e la gioia nel vedere le sue creazioni, di certo personaggi come lui o Versace erano persone che cercavano di promuovere e portare avanti un cambiamento sociale e culturale, non solo estetico come accade oggi.
Avedon è una figura importante della tua carriera. Mi racconti un episodio in particolare legato al grande maestro della fotografia?
Parlare del più grande fotografo degli ultimi anni mi mette sempre in stato di ansia, credo nelle “sacralità” di persone come lui. Avedon non amava la fotografia, amava i soggetti che fotografava, questo per me il migliore dei modi di guardare il mondo, in sostanza usare l’anima al posto dell’obiettivo fotografico.
Molti i lavori che hai fatto come fotografo. Riesci a dare una descrizione del tuo stile? Come è evoluto in questi anni?
Non parlerei di stile, ma di un mio modo di vivere la fotografia. Parte tutto dal fatto che sono figlio di due culture ” apparentemente lontane “. Ho cercato i punti di contatto tra loro per arrivare a una forma di fotografia scarna, licenziosa, impetuosa. Io non cerco di fare del bello con la fotografia, ma di trovare il bello attraverso la fotografia. Comunque dopo l’uscita del mio libro “About Skin”, pubblicato da Damiani editore, sono ora meno schiavo della tecnica fotografica, anzi cerco solo di dissacrarla. Continuo a pensare che la foto non è un modo per sorprendere il mondo, ma di farlo riflettere sulle sue paure.
Quali sono i lavori che pensi abbiano segnato la tua carriera? Quelli che ricordi con più intensità?
Potrei dirti i lavori pubblicati sulle grande riviste o l’aver fotografato le top models, in verità quelli a cui tengo di più sono stati lavori fatti per una mia esigenza personale.
Chi sono i tuoi eroi? Nel mondo della creatività, ma non solo. Le tue icone di riferimento? Quali i fotografi di moda, Avedon a parte, che veramente hanno segnato secondo te la storia della fotografia?
La parola eroe non la conosco, ma se vuoi una lista allora mi devi dare un spazio di una trentina di pagine! Potrei fare i nomi di1000 fotografi, altrettanti cineasti, 2000 scrittori e 4000 artisti visivi, un padre e una madre, 6 amici, 1302 musicisti e tanta gente comune .
Chiacchierando durante il lavoro che abbiamo fatto insieme mi hai detto che secondo te il più grande problema che oggi c’è nel mondo della creatività, dalla moda alla fotografia, è la paura. Mi vuoi spiegare cosa intendevi?
Mi sembra molto evidente: il primo fattore è quello del dio denaro, poi la ricerca del consenso a tutti costi. Chi si occupa di moda al giorno d’oggi mi sembra lo faccia per il suo presente, mai per lasciare un segno nel futuro. Poi la mancanza di gioia, la paura di non essere capiti. In poche parole manca una forma di anarchia creativa.
Secondo te in che modo il web ha modificato il lavoro della fotografia e quello della moda?
Il web è un mezzo non è un fine, il fine è sempre la natura umana, con i suoi limiti e le sue paure di essere sola. Il web ci fa sentire tutti a casa. Non è di certo più di un orgia collettiva senza la gioia dei veri sensi.
Nella pagina seguente continua l’intervista a Mustafa Sabbagh, con altre sue foto.
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è grazie alle persone coma Mustafà che si trova il coraggio oggigiorno di credere che in questo lavoro esistano anche gli artisti… Bravo Mustafa, bravo Stefano…. vi adoro. Ma questo già lo sapete da tanto tempo..
bravissimo!!!! foto molto particolari che catturano lo sguardo.Molto interessante sapere che i lavori più importanti per un grande fotografo sono quelli che ha fatto per se potendo catturare delle emozioni.
Siamo abbagliati da questa intervista. Straordinaria! Parole delle quali fare tesoro!
[…] Francesco Ferrari photographed by Mustafa Sabbagh and styled by Stefano Guerrini. GQ Italy interview here Tweet Previous […]
Eccezzionali siete…tanto Stefano quanto Mustafà…
ed approfitto anche di questo occasione per farvi i complimenti: strepitossisimo il lavoro vostro che ho proprio ora ammirato su webelievestyle!!!
incanto e meraviglia…e tanto ringrazio per l’emozione provata!